2 giugno 1946, a Canepina la Repubblica al 52,77%

I voti favorevoli alla monarchia Sabauda furono 726, pari al 47,23%
Gli elettori erano 1718, l’affluenza alle urne fu altissima, il 93,71%
Viva l’Italia, l’Italia liberata,
l’Italia del valzer e l’Italia del caffè.
L’Italia derubata e colpita al cuore,
viva l’Italia, l’Italia che non muore.

UNA STORIA AL GIORNOTOGLIE IL VIRUS DI TORNO

CANEPINA – Con 86 voti di scarto, il 2 giugno 1946, la Repubblica si affermò al referendum istituzionale a Canepina. Non fu una vittoria schiacciante come molti di parte repubblicana si attendevano. Anzi, fu un risultato sotto molti aspetti deludente poiché in paese pochissimi avevano espresso pubblicamente la loro preferenza per la monarchia Sabauda. Mentre, al contrario, a favore della Repubblica si erano espressi non solo partiti più rappresentativi, ma anche un comitato più o meno trasversale, animato soprattutto da giovani, al quale aveva aderito anche un folto gruppo di reduci dai vari fronti di guerra, quasi tutti al di sotto dei trent’anni. Perfino la chiesa locale non era compatta sul fronte monarchico: don Emidio Moscatelli, rampollo di una ricca famiglia, arciprete della Collegiata, la parrocchia ricca del paese, era schierato apertamente con il re, come lo era stato con il fascismo; don Alessandro Testa, l’intellettuale, parroco della parrocchia di San Michele Arcangelo, quella sulla sponda destra del Rio Maggiore, povera sia di fedeli (due terzi dei canepinesi abitavano sull’altra sponda), sia di rendite, notoriamente contrario al regime e frequentatore abituale di antifascisti, era invece un repubblicano irriducibile.

Il referendum sulla riforma istituzionale e le contemporanee elezioni dell’Assemblea Costituzionale erano le prime consultazioni a livello nazionale cui partecipavano le donne. Anche se avevano esordito tre mesi prima votando alle elezioni comunali, le prime dopo oltre vent’anni di podestà (fu eletto sindaco Giorgio Rem-Picci, sostenuto da una lista civica incentrata sulla Dc). Ed era la prima volta che votavano anche i quarantenni, poiché prima dell’avvento del fascismo erano minorenni e durante il ventennio le elezioni furono di fatto abolite. Gli elettori a Canepina erano complessivamente 1.718 (891 donne e 827 uomini). Tantissimi se si considera che in Italia fino al 1861 il diritto di voto era riservato ai cittadini maschi di età superiore ai 25 anni e di elevata condizione sociale. Solo nel 1918 furono ammessi al voto tutti cittadini maschi. Fino ad allora gli elettori a Canepina erano sempre stati meno di 200.

Il 2 giugno 1946, a Canepina l’affluenza alle urne fu altissima: 93,71%. Le schede bianche o nulle 73. I voti validi 1.537. La Repubblica ottenne 811 voti, pari al 52,77%, la monarchia 726 voti, pari al 47,23%.  Lo stesso giorno, come detto, si votò anche per l’elezione dell’Assemblea Costituente e, come in gran parte d’Italia, la Democrazia Cristiana fu ampiamente il partito più votato, anche se il risultato davvero clamoroso lo otterrà due anni dopo, il 18 maggio 1948, sfiorando la maggioranza assoluta.

Di seguito i risultati del voto per la Costituente:
DC – 576 (38,79%)
PRI – 441 (29,70%)
PCI – 175 (11,78%)
UOMO QUALUNQUE – 106 (7,14%)
PSIUP – 67 (4,51%)
ALTRE LISTE – 55 (3,70%)
UNITA’ DEMOC. NAZ. – 23 (1,55%)
BLOCCO NAZ. LIBERTA’ – 15 (1,1%)
ALLEANZA MONARCHICA – 15 (1,1%)
CDR – 9 (0,61%)
PARTITO D’AZIONE – 3 (0,20%)
Schede bianche e nulle: 125.

I risultati delle due votazioni dimostrano come i canepinesi, ma il dato è riscontrabile un po’ dappertutto, seguirono le indicazioni dei rispettivi partiti al voto per l’Assemblea Costituente, mentre al referendum istituzionale andarono dove li portava il cuore, altrimenti la monarchia avrebbe dovuto ottenere poche decine di voti. É anche evidente che il voto alla Costituente per il Partito Repubblicano Italiano, che sfiorò il 30%, fu fortemente condizionato dalla contemporaneità con il referendum istituzionale. In pratica votare per la Repubblica significò automaticamente votare per il Partito Repubblicano. Del resto, il 18 aprile 1948, lo stesso partito a Canepina ottenne 89 voti, pari al 5,25%. Una percentuale che peraltro non raggiungerà mai più.

In provincia di Viterbo spuntarono delle vere e proprie enclave monarchiche: Barbarano Romano (Repubblica 7,8% – monarchia 92,17%); Bassano di Sutri, oggi Bassano Romano (Repubblica 13,74% – monarchia 86,26%); Blera (Repubblica 13,40 – monarchia 86,60%); Vejano (Repubblica 20% – monarchia 80%). Anche nella zona dei Cimini la monarchia, sebbene con percentuali meno «bulgare», si affermò in centri significativi: Capranica, Caprarola, Ronciglione, Vetralla.

A livello Nazionale, la Repubblica ottenne 12.717.923, la monarchia 10.719.284. I risultati furono proclamati dalla Corte Costituzionale il 10 giugno 1946. La notte fra il 12 e 13 giugno, nel corso della riunione del Consiglio dei ministri, Alcide De Gasperi assunse le funzioni di Capo provvisorio delle Stato. L’ormai ex re Umberto II lasciò l’Italia il 13 giugno 1946 diretto a Cascais, in Portogallo. Il 28 giugno successivo si riunì per la prima volta l’Assemblea Costituente che avrebbe dovuto redigere la Carta Costituzionale. I costituenti, al primo scrutinio, nominarono capo provvisorio dello Stato Enrico De Nicola.

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