Santa Corona 2023

500 anni di storia della chiesa Collegiata di Canepina
ricostruiti in un nuovo libro di Beniamino Mechelli

La copertina del libro sulla Collegiata di Canepina
Sarà presentato sabato 13 maggio, alle 16,30, nell’ambito della festa
in onore di santa Corona, nel Museo delle Tradizioni Popolari di Canepina

di Massimiliano Albanese*

          Il percorso d’indagine seguito da Beniamino Mechelli, come quello di ogni studio incentrato prevalentemente sulle realtà storiche locali, prende le mosse dalle ricerche d’archivio, dall’uso di fonti primarie e dalla consultazione diretta di racconti, cronache, memorie, atti ufficiali, documenti notarili. Per chi si occupa di storia locale, queste ricerche preliminari sono ancora indispensabili, a fronte di una bibliografia secondaria spesso insufficiente per ampliare prospettive e riflessioni storiografiche. Il filo conduttore del libro è sostenuto dai documenti d’archivio, scelti in base ad una selezione ragionata dei materiali e riportati integralmente o nelle parti essenziali. Un valore aggiunto è dato dal fatto che l’autore stesso è canepinese, pertanto ha conoscenza diretta dei luoghi e dei beni culturali descritti, respira da sempre le memorie storiche della comunità di Canepina e sicuramente riesce a trasmettere la passione con cui ha affrontato le ricerche sul suo paese di origine.         

Il calice quattrocentesco dell’Assunta ora nel Museo del Colle del Duomo di Viterbo

          Il volume inizia ripercorrendo tutte le fasi fondamentali della costruzione e dei successivi ampliamenti della chiesa Collegiata di Santa Maria Assunta di Canepina, che venne costruita probabilmente nel sec. XII e rimase sempre l’edificio di culto più importante del paese. L’autore prende in esame anche alcune tradizioni orali che narrano per quali motivi la chiesa sia stata edificata e successivamente modificata, abbellita, dotata di opere d’arte. Gli ampliamenti architettonici più antichi risalgono ai secc. XII-XVI; altri furono realizzati nel sec. XIX; infine i lavori di ristrutturazione della seconda metà del Novecento rimosserotutte le superfetazioni stratificate tra il Seicento e la prima metà dell’Ottocento, permettendo il recupero dello stile originario della costruzione.

          Solo nella prima metà del Seicento si ha notizia dell’intitolazione della chiesa di Santa Maria all’Assunta, una scelta spiegata o attraverso leggende e prodigi che sarebbero avvenuti in prossimità del 15 agosto, festa dell’Assunzione di Maria in cielo, o più realisticamente ipotizzando un voto del clero locale per ottenere protezione contro l’epidemia di peste bubbonica che tra il 1629 e 1633 si propagò per tutta l’Europa.         

La Madonna della Luce, dipinto su tavola a fondo oro del XIV secolo

          La storia locale ha per oggetti di studio una determinata comunità e un territorio limitato, si concentra su un ambito di scala ridotto, che esalta le piccole grandi storie quotidiane di uomini qualunque, contadini, modesti proprietari, piccoli professionisti, clero minuto. Ma nel libro di Mechelli la prospettiva storica non rimane ristretta entro questi orizzonti, perché tutti gli avvenimenti salienti relativi alla Collegiata di Canepina sono inseriti in un contesto storico generale e ogni tassello trova posto nel variegato mosaico italiano. Ecco dunque che le vicende dei canepinesi si intrecciano con quelle di papi e vescovi, con gli avvenimenti del periodo napoleonico e della successiva Restaurazione, con le rivolte garibaldine e l’epopea dell’Unità d’Italia.

         Un intero capitolo è dedicato al soggiorno a Canepina di diversi pontefici, ossia Pio II, Pio VI, Pio VII e Gregorio XVI (alcune labili testimonianze sembrano suggerire che anche Pio IX abbia fatto sosta nel paese); e spesso i preparativi per simili eventi erano curati proprio dal Capitolo dei tredici canonici della Collegiata. Vengono ricordate inoltre le tensioni del periodo napoleonico, la fermezza di Pio VII verso i francesi e l’analogo atteggiamento dei suddetti canonici, che nonostante le minacce rifiutarono di giurare fedeltà a Napoleone Bonaparte e vennero quindi arrestati e deportati. L’autore si sofferma anche sul Risorgimento, ricordando ad esempio la figura di don Felice Ribichini, uno dei tredici canonici della Collegiata, oggi ricordato come il «prete garibaldino». Viene rievocata pure la vicenda dei Cacciatori del Tevere, il corpo militare che liberò Viterbo e alcuni paesi vicini per annetterli al costituendo Regno d’Italia. Tuttavia la reazione di Napoleone III verso la cosiddetta «Questione Viterbese» costrinse Vittorio Emanuele II e Cavour a lasciare la Tuscia sotto il dominio papale. Si ricorda anche la reintroduzione della tassa sul macinato voluta da Pio IX, che provocò insurrezioni pure a Canepina, dove la rivolta fu sedata con l’invio di ottanta gendarmi.

L’Assunzione di Maria, XVII secolo

          L’ultimo capitolo del libro riguarda le opere d’arte tuttora presenti a Canepina o andate perdute. L’autore, che in alcuni casi avanza delle ipotesi riguardo circostanze e committenti che resero possibili queste produzioni artistiche, si sofferma innanzitutto sul prezioso calice quattrocentesco appartenuto alla chiesa Collegiata e attualmente esposto nel Museo del Colle del Duomo di Viterbo. Altra notevole opera d’arte conservata nella stessa chiesa è il dipinto quattrocentesco su tavola noto come  «Madonna della luce», raffigurante la Vergine col Bambino e ancor oggi collocato sull’altare della Cappella dell’Immacolata. Tra le altre opere, l’autore ricorda l’altare realizzato nel 1509 e dedicato a san Vincenzo Ferreri; la perduta statua lignea di santa Caterina, realizzata nel 1532 e destinata anch’essa alla chiesa di Santa Maria; il perduto affresco che ritraeva santa Corona, patrona di Canepina; il grande dipinto seicentesco ad olio su tela, attualmente posto dietro l’altare maggiore, sotto la semicupola che ospita il coro ligneo della Collegiata; le campane della chiesa, che risalgono ai secc. XVIII-XIX, e la campana grande («e ggambanone» per i canepinesi) realizzato nel 1953 col metallo ottenuto dalla fusione di una campana più antica.

 

*Filologo medievale presso la Biblioteca Casanatense di Roma

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