Canepina negli anni della ricostruzione post-bellica

Tra il 1946 e il 1951 furono riedificate le abitazioni rase al suolo dalle bombe,
realizzata la copertura del fosso nell’ex piazza del mercato e costruite nuove case

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Il cantiere delle case per i dipendenti comunali in largo VI Novembre (1949)

CANEPINA – Alla fine della Seconda Guerra Mondiale, Canepina, già uno dei paesi più poveri della zona Cimina, era letteralmente distrutta. Alle 155 vittime del bombardamento del 4 giugno 1944 si erano aggiunte le decine di abitazioni rase al suolo, soprattutto nella zona del Castello, le attività totalmente annientate dall’economia di guerra, l’assoluta mancanza di risorse e l’impossibilità, per chi non lavorava la terra, di riprendere la propria attività, avevano sprofondato la popolazione in una condizione che non aveva uguali, almeno a memoria d’uomo: la fame. I tempi erano durissimi, un centinaio di famiglie, rimaste senza casa, vivevano nelle cantine e in locali di fortuna, senza alcun servizio igienico. Una situazione disperante che durò fino al 1948, quando prese il via la Ricostruzione, dapprima lentamente, poi sempre più velocemente, fino a diventare tumultuosa nella seconda metà degli anni Quaranta e nei primissimi anni Cinquanta.

Il cantiere delle case per i dipendenti comunali in largo VI Novembre (1949).

A Canepina, dove nel ventennio fascista erano state costruite una manciata di nuove case, dal 1947 furono aperti numerosi cantieri; alcuni per la ricostruzione degli edifici abbattuti dalle bombe, altri per costruire case “moderne” fuori dal paese, lungo quella che negli anni Sessanta diventerà, ahinoi, via Viterbo, altri ancora per coprire il fosso che divideva in un due il paese, dal ponte attiguo all’ex convento, all’epoca occupato dalle suore del Preziosissimo Sangue e dalla Caserma dei Carabinieri, fin sotto le finestre posteriori del Comune. I cantieri portarono lavoro, l’economia iniziò a girare, ripresero i commerci – fino ad allora il metodo più usato era ancora il baratto -, riaprirono i vecchi negozi e se ne aggiunsero di altri. Erano i presupposti del boom economico degli anni Sessanta. Ad innescare la ripresa furono da una parte la granitica volontà degli italiani, le oculate e coraggiose politiche dei governi presieduti da Alcide De Gasperi e, almeno in parte, il cosiddetto Piano Marshall, ossia il programma politico-economico varato dagli Usa per la ripresa dell’Europa (European Recovery Plan).

Alcune delle case ricostruite in via Castello e via Risciolo (Foto Genio Civile Viterbo).

I primi cantieri aperti a Canepina furono quelli di via Castello, via Risciolo e via delle Conce, laddove le case abbattute erano state tantissime e dove le vittime furono maggiori.  Il primi lavori ad essere ultimati furono quelli dei fabbricati di proprietà di Mariano Proietti ed altri e del fabbricato della famiglia Foglietta in via Risciolo e via Conce. I lavori furono eseguiti dall’impresa Decimo Marcoaldi di Viterbo per un importo complessivo di 8.330.000 lire. Gli alloggi furono consegnati nell’agosto del 1949. Contemporaneamente furono avviati i cantieri di via Castello (fabbricati Fanelli, Menicacci ed altri, Mechelli ed altri, Benedetti, Filippi ed altri). Una parte di via Castello e l’agglomerato di via Risciolo all’altezza della fontana, non fu più edificato poiché richiedeva la movimentazione di un’enorme quantità di detriti e avrebbe richiesto una spesa eccessiva rispetto al valore delle singole unità abitative. Nel 1948 furono avviati anche due cantieri in via

Scheda dell’appalto per la ricostruzione di case in via Castello e via Risciolo

Stella, colpiti dalle bombe. Nell’ex piazza del mercato, invece, fu riparato lo stabile della famiglia Benedetti. L’intervento, ultimato il 29 agosto 1948, costò 1.475.000 lire. Oltre il 90 per cento delle case furono ricostruite, dove possibile, sfruttando quanto restava delle precedenti: quindi con la stessa metratura e suddivisione. La legge sulla Ricostruzione obbligava  però il Genio Civile a dotarle di acqua corrente e servizi igienici “indispensabili”.

Intanto, nel 1946,  con i fondi per la Ricostruzione, il Genio Civile, per “motivi igienico-sanitari” aveva avviato la  copertura di una parte del fosso tra l’ex convento e il primo vicolo che sale verso via XX Settembre. I lavori furono eseguiti dall’impresa Michele Fedeli in due stralci, per un importo di 1.185.228 lire. Il tratto fino alla parte posteriore del palazzo comunale, invece, fu coperto con un successivo appalto da 2.542.078 lire, assegnato  il 21 gennaio 1952 alla ditta Luigi Tozzi. Il piazzale che si venne a creare fu inauguro nella primavera del 1952. Da allora, il mercato del venerdì, che precedentemente si svolgeva tra piazza Cavour e piazza Garibaldi, fu spostato proprio li. Con le economie degli appalti della Ricostruzione, circa 1.150.000 lire, furono restaurati la casa canonica della parrocchia di San Michele Arcangelo, trasferita alla chiesa dei frati, e adeguati alcuni locali comunali da adibire a scuole, in primo luogo l’ex ospedale attiguo alla chiesa dei frati.

Scheda per l’appalto della copertura di un tratto del fosso Ripa.
La copertura del fosso Ripa all’altezza del Palazzo Comunale (1947). 

Nel 1949, infine, furono avviati i cantieri per la costruzione di due palazzine per i dipendenti comunali in via IV Novembre. L’appalto fu aggiudicato all’impresa Giovanni Filippi di Canepina per un importo complessivo di 16.764.800 lire. Gli alloggi, non senza difficoltà giacché alcuni assegnatari rinunciarono perché ritenevano eccessivo il canone di riscatto, furono consegnati tra il 1950 e il 1951.

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